Non ci sono illustrazioni né iscrizioni che ci informino sul procedimento di mummificazione. La descrizione fattane da Erodoto sembra comunque piuttosto attendibile. Le tecniche di mummificazione sono antiche quanto l’Egitto e subirono nel tempo vari processi di perfezionamento. Lo storico greco Erodoto (V sec. a.C.) ne descrive sommariamente alcune. "Essi estraggono in primo luogo il cervello attraverso le narici per mezzo di un uncino di metallo. Poi, con un coltello, eseguono un’apertura vicino all’anca, estraggono tutti gli intestini, puliscono l’addome sciacquandolo con vino di palma e spezie tostate. Riempiono quindi l’addome con mirra pura macinata, cassia e altre spezie a eccezione dell’incenso; poi, cuciono l’ano. Fatto ciò, pongono il corpo nel salnitro per settanta giorni; è questo il tempo necessario per l’imbalsamazione. Passati i settanta giorni, lavano il corpo e lo avvolgono interamente in fasce di lino spalmate di mastice. Restituiscono quindi la spoglia ai parenti del defunto. Questi costruiscono una figura in legno cava, a forma umana nella quale pongono il corpo; poi la chiudono e la conservano in un sarcofago appoggiato ritto contro il muro". Esistevano, come spiega Erodoto, anche soluzioni meno care: ‘‘Gli imbalsamatori riempiono le loro siringhe di olio di cedro e ricolmano l’addome del morto, senza praticare alcuna incisione, iniettando semplicemente il liquido attraverso l’ano e assicurandosi che non esca. In seguito imbalsamano il corpo per il numero di giorni prescritto. L’ultimo giorno, lasciano uscire l’olio che avevano iniettato; questo olio è così forte che porta via con sé tutte le interiora e gli intestini di sotto, cosicché alla fine non rimangono che la pelle e le ossa."